Ernia del disco, articolo a cura del Dott. Alfio Spina, Medico Chirurgo Specialista in Neurochirurgia.
Ernia del disco
Cos’è l’ernia del disco lombare?
L’ernia del disco lombare è una patologia relativamente comune (colpisce tra i 25 e i 55 anni di età), che consiste nella fuoriuscita del nucleo polposo di un disco intervertebrale, cioè i cuscinetti fibrocartilaginei che si trovano tra un corpo vertebrale e l’altro. L’incidenza è compresa tra 5 e 20 casi ogni 1000 abitanti, mentre la prevalenza maggiore è tra i 30 ed i 50 anni. Nella fascia d’età 25-55 anni, il 95% di ernie del disco lombari si verificano a livello L4-L5 ed L5-S1.
Quali sono i sintomi dell’ernia del disco lombare
Un episodio di lombalgia, comunemente detto “mal di schiena” è presente nel 60-80% della popolazione generale almeno una volta nella vita. Una delle possibili cause può essere l’ernia del disco lombare. Quando l’ernia non ha nessun contatto con un nervo, il paziente può avere una lombalgia anche acuta, detta “colpo della strega”, che lo costringe ad assumere una posizione obbligata, antalgica, in flessione.
Nel caso in cui l’ernia del disco lombare abbia un contatto con uno o più nervi, questa può dare un qualche tipo di sintomatologia, dolorosa, sensitiva, motoria o sfinterica, ad uno o ad entrambi gli arti inferiori, la più comunemente nota “sciatica”. Essa è espressione di una compressione da parte del frammento erniario su un nervo lombare lungo il suo decorso all’interno o all’esterno del canale vertebrale, causando una sofferenza radicolare.
I deficit di tipo sensitivo sono presenti in circa il 45% dei casi, mentre i deficit di tipo motorio sono più rari (in circa il 28%). In casi molto rari, l’ernia del disco lombare causa la sindrome della cauda equina, cioè sintomi sensitivi nella regione perineale, disturbi degli sfinteri e deficit di forza agli arti inferiori.
Ernia del disco, quando mi devo preoccupare?
In generale, circa l’85% di pazienti con una sintomatologia acuta da ernia del disco lombare, hanno un miglioramento spontaneo in media in 6 settimane. Alla luce di ciò, in assenza di criteri per un intervento chirurgico emergente, si sceglie in prima battuta un atteggiamento di tipo conservativo.
La strategia conservativa prevede un riposo per 3-4 giorni, una terapia farmacologica ed eventualmente una terapia riabilitativa.
In caso di fallimento di una terapia conservativa, va valutata l’eventuale necessità di un intervento chirurgico.
Cosa rischio se non mi rivolgo al Neurochirurgo?
Il paziente che trascura la sintomatologia lombalgica o lombosciatalgica, ritarda sia la diagnosi che l’impostazione di una terapia idonea al controllo della sintomatologia. Inoltre, è necessario valutare clinicamente il paziente, in quanto in presenza di una sindrome della cauda equina oppure in caso di deficit di forza progressivo, può essere indicato procedere in tempi brevi con un intervento chirurgico, pena la riduzione delle chances di recupero.
Quali sono i benefici dell’intervento del neurochirurgo?
Sia nella fase acuta che in quella subacuta, è necessario procedere ad una corretta diagnosi, che prevede sia un esame obiettivo neurologico, che esami di tipo radiologici come tomografia computerizzata (TAC) o la risonanza magnetica nucleare (RMN), per identificare il livello interessato dal processo erniario.
Tale valutazione viene eseguita dal neurochirurgo, pena l’impossibilità di una corretta diagnosi. In più una valutazione adeguata serve ad escludere che la sintomatologia possa essere causata da un disturbo non a partenza dalla colonna vertebrale, oppure che il paziente necessiti di una procedure chirurgica sul breve periodo. Quindi è necessaria valutare tempestivamente ed in maniera adeguata il paziente, al fine di definire il percorso più idoneo al caso.
Il neurochirurgo può inoltre impostare una terapia adeguata per avere un controllo più rapido dei sintomi clinici.
Come il neurochirurgo interviene sull’ernia del disco?
Da un punto di vista chirurgico, il neurochirurgico rimuove il frammento erniario con tecnica microscopica mediante un intervento detto microdiscectomia lombare, al fine di risolvere il conflitto con la radice nervosa, ponendo cosi le basi per un recupero della sintomatologia clinica lamentata dal paziente. Sulla scorta del dato clinico e degli esami diagnostici preoperatori, potrebbe anche essere indicata una procedura di fusione spinale, volta a stabilizzare uno o più segmenti lombari affetti da instabilità.
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Dottor Alfio Spina
Medico Chirurgo Specialista in Neurochirurgia
Ospedale San Raffaele, Milano
“I miei principali campi di interesse sono la patologia oncologica, vascolare e degenerativa sia encefalica che spinale, la radiochirurgia”.