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Chirurgia vascolare a Milano e a domicilio
La chirurgia vascolare è quella branca della chirurgia che si occupa del trattamento delle patologie ostruttive o dilatative a carico dei vasi sanguigni del corpo umano (arterie e vene), utilizzando tecniche tradizionali (open) o mininvasive (endovascolare).
Presso il Centro Medico Santa Tecla è attivo l’Ambulatorio di Chirurgia Vascolare, coordinato dal Dottor Vincenzo Ardita, Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Vascolare.
Prestazioni Chirurgia vascolare
Equipe
Dottor Vincenzo Ardita
Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Vascolare
Principali Patologie
ANEURISMA AORTA ADDOMINALE
Nella gran parte dei casi (75-90%), per la mancanza di sintomi, la diagnosi di aneurisma dell’aorta addominale (AAA) viene fatta occasionalmente, nel corso di una visita clinica o di un esame radiologico od ecografico dell’addome. All’esame obiettivo può esser visibile, soprattutto in soggetti magri, una pulsazione in sede mesogastrica; una tumefazione pulsatile a carattere espansivo potrà esser rilevata mediante palpazione addominale, specie negli aneurismi di dimensioni maggiori. La prima metodica diagnostica, oltre l’esame clinico, è rappresentata dall’eco-color Doppler. L’angio-TC spirale, con scansioni ≤ 3 mm o la RM sono indicate per valutare le caratteristiche anatomiche dell’AAA e la fattibilità̀ dell’esclusione per via endovascolare (EVAR). Il rischio di rottura/anno è correlato alle dimensioni, e risulta essere dell’1,0%, 9,4%, 19,1% e 32,5% per AAA <5,4cm, 5,5-5,9 cm, 6,0-6,9 cm e ≥7,0 cm, rispettivamente 7, ed è maggiore in caso di espansione rapida e nel sesso femminile. L’EVAR comporta minor mortalità perioperatoria rispetto al trattamento chirurgico tradizionale; essa è correlata alle condizioni generali del paziente, L’EVAR comporta minor mortalità perioperatoria ed a medio termine, ma alta incidenza di complicanze a distanza. Una sorveglianza periodica a lungo termine è necessaria nei pazienti sottoposti ad EVAR.
ARTERIOPATIA OSTRUTTIVA DEGLI ARTI INFERIORI
È una delle più frequenti manifestazioni della patologia arteriosclerotica ed è presente nel 4-12% della popolazione nella fascia d’età tra i 55 e i 70 anni. I sintomi principali sono correlati al dolore a carico degli arti inferiori tale da compromettere la normale deambulazione fino al dolore durante il riposo. Nei casi più gravi, ovvero di ischemia acuta, il rischio è quello dell’amputazione dell’arto.
I fattori di rischio principali sono: Fumo, Diabete, Dislipidemia, l’età avanzata, l’ipertensione. La diagnosi deve iniziare sempre dall’esame clinico del paziente. Tra gli esami strumentali l’esame di eccellenza risulta essere l’Ecocolordoppler, metodica non invasiva che consente di eseguire un accurato studio morfologico ed emodinamico dell’asse arterioso, localizzare e valutare la sede e la gravità della lesione arteriosa. I rischi di un mancato e adeguato trattamento sono: ulcere che non guariscono, necrosi, gangrena delle estremità, infezioni localizzate o sistemiche. Tutto questo può portare ad un elevato rischio di amputazioni di dita del piede o di segmenti maggiori di un arto e cioè amputazione di piede a vari livelli, di gamba sotto il ginocchio o di coscia. Questa triste evenienza porterà ad una notevole invalidità permanente del paziente e anche a grosse problematiche psicologiche. Il trattamento può essere conservativo (terapia medica, soprattutto nelle forme lievi) o chirurgico tradizionale (Endoarteriectomia, bypass) o mininvasivo endovascolare. Quest’ultima consiste nell’incannulamento percutaneo dell’arteria in sedi specifiche, in anestesia locale, nell’inserimento di devices necessari a superare la lesione ed eseguire: PTA ovvero l’angioplastica mediante palloncino che dilata il lume stenotico od ostruito dell’arteria a volte anche mediante il rilascio di farmaco (palloni medicati). PTA-STENTING: dilatazione e rilascio di stent metallico che esercita una forza sul vaso ateromasico, mantenendolo aperto. Nel caso della chirurgia tradizionale le armi a nostra disposizione sono rappresentate dall’endoarteriectomia semplice mediante plastica in allargamento o dal confezionamento di un bypass. La rivascolarizzazione prevede anche un utilizzo contemporaneo delle due tecniche cioè endovascolare e chirurgica insieme oppure sequenziale, prima una e poi l’altra (tecnica ibrida).
STENOSI CAROTIDEA
La stenosi carotidea è la causa più frequente di eventi ischemici acuti cerebrovascolari. L’ ICTUS cerebrale rappresenta la seconda causa di morte in Italia (con un’incidenza di 132.9/100000 abitanti ogni anno) e la prima causa di invalidità permanente. La causa principale della sintomatologia emisferica è da imputare a lesioni steno-ostruttive della carotide extracranica che sono responsabili di trombosi della carotide interna e/o di embolizzazione cerebrale. Pazienti affetti da ipertensione arteriosa, diabetici, cardiopatici e fumatori sono a maggior rischio. La prevenzione primaria mediante esame Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici è fondamentale nell’identificazione e quantificazione della stenosi carotidea e per l’impostazione di una adeguata strategia terapeutica medica o chirurgica.
VARICI
L’insufficienza venosa degli arti inferiori è causata da un malfunzionamento dell’apparato valvolare presente all’interno delle stesse vene. È una patologia cronica che determina, progressivamente l’insorgenza di varici associata a pesantezza, dolore e gonfiore e, nei casi più gravi, flebiti e trombosi. Esistono diverse modalità di trattamento, da quello conservativo a quello chirurgico tradizionale (stripping) o mininvasivo tra cui:
- Termoablazione mediante Radiofrequenza – laser (Immagine)
- Ablazione meccanochimica
- Scleroterapia
SINDROME POST-TROMBOTICA
La sindrome post-trombotica (SPT) è la principale complicanza del tromboembolismo venoso e colpisce fino al 60% dei pazienti entro 2 anni dall’evento trombotico. I sintomi e i segni sono il senso di pesantezza e di tensione a carico dell’arto interessato, parestesie, prurito, crampi che peggiorano in ortostatismo e si attenuano in ortodinamismo. Sul piano tecnico, le diverse procedure usate a livello sovrainguinale e della femorale comune sono la ricanalizzazione del lume venoso, la sua dilatazione con palloncino, il posizionamento di stent e l’endoflebectomia. I risultati forniti dal trattamento endovascolare a livello cavale, iliaco e della femorale comune ne fanno in tutti i casi il trattamento operatorio di prima intenzione.
SINDROME DI MAY-THURNER
La sindrome di May-Thurner è una rara condizione patologica (2-5% dei pazienti portatori di varici) in cui la compressione di una o entrambe le vene iliache provoca sintomi e segni di alterato deflusso venoso dagli arti inferiori. La compressione avviene il più delle volte a carico dell’asse venoso iliaco sinistro a causa di un alterato rapporto anatomico tra vena iliaca comune sinistra ed arteria iliaca comune di destra. Normalmente questi due vasi decorrono molto vicini tra loro. Può capitare che l’arteria, per cause ancora non del tutto definite, schiacci la vena e ne provochi una riduzione di lume. Questa riduzione si ripercuote sul sistema venoso dell’arto inferiore sinistro, con un alterato passaggio di sangue dalle vene della coscia alle vene dell’addome. Questo schiacciamento aumenta inoltre il rischio di trombosi venosa profonda nella sede malata. La trombosi venosa si manifesta maggiormente in pazienti recentemente sottoposti a interventi chirurgici, affetti da tumori, immobilizzati o portatori di difetti della coagulazione.
Cosa fa il Chirurgo vascolare
Il chirurgo vascolare è lo specialista che si occupa del trattamento della patologia arteriosa e venosa dell’organismo. Per una corretta diagnosi il chirurgo vascolare si avvale di metodiche diagnostiche di primo (ecocolordoppler) e secondo livello (TC e RM).
In caso di ostruzione delle arterie (AOCP), l’obiettivo principale del chirurgo è quello di ristabilire un adeguato flusso sanguigno mediante l’esecuzione di bypass o il posizionamento di stent. In caso di patologia dilatativa (aneurismi), l’obiettivo è quello di evitare la rottura del vaso, spesso fatale quando avviene, mediante la sostituzione chirurgica con protesi o il posizionamento di endoprotesi per via endovascolare. In caso di patologia venosa il chirurgo vascolare si avvale di numerose tecniche conservative ed interventistiche per il trattamento delle patologie a carico del circolo venoso superficiale e profondo.
Come si svolge la visita di chirurgia vascolare
Il chirurgo vascolare raccoglie tutte le informazioni sulla storia e lo stile di vita del paziente (alimentazione, fumo, attività fisica e lavorativa). Cerca di capire se ci sono altre patologie in corso e se in famiglia vi sono presenti patologie simili. Come seconda fase procede alla prescrizione di tutti gli esami necessari a stabilire una anamnesi completa, necessari prima di un eventuale intervento (esami del sangue, esami radiologi, esami cardiologi, eco-doppler).
In ultima fase valuterà insieme al cardiologo tutti i rischi operatori del caso e insieme al chirurgo la tipologia di intervento più idonea al paziente.
Come prepararsi a una visita di chirurgia vascolare
Utile la presenza di pregressi referti inerenti alla patologia. In caso di esame ecografici a carico delle arterie renali, aorta addominale e vasi viscerali sarebbe utile evitare l’assunzione di alimenti responsabili della produzione di scorie intestinali (almeno da 3 giorni prima dell’esame). Utile inoltre digiuno da liquidi e solidi a partire da 6 ore prima dell’esame diagnostico.
Prevenzione delle principali patologie
I principi cardine della prevenzione consistono nell’evitare il fumo di sigaretta, mantenere nei limiti di normalità il peso corporeo, ridurre l’introito alcoolico, limitare l’uso del sale da cucina, effettuare con regolarità una moderata attività fisica.